Cari amici del Codice Pelavicino Digitale
Altri cinque documenti sono visibili:
303: 1253 novembre 5 e 7, Sarzana. Alberto Malvicino, vicario della provincia di Lunigiana per il Comune di Pisa, e Tempanello giudice della medesima provincia, avendo citato in giudizio Simone Asinello di Carrara su richiesta del notaio Testaforte di Sarzana, sindaco del vescovo di Luni Guglielmo, e rendendosi egli contumace, emanano sentenza riguardo ad alcuni beni posti ad Avenza, Campacolle e Aitenetulo. Chiedendo il sindaco Testaforte non solo che i beni in questione tornino nelle mani del vescovo, ma anche che venga distrutto l’edificio che Simone Asinello aveva fatto costruire in fabrica de Rosarolo, Albero Malvicino e Testaforte assegnano i beni al vescovo a patto che a un anno dalla sentenza Simone non si presenti in giudizio e paghi le spese processuali; inoltre ordinano la distruzione dell’edificio suddetto. Due giorni dopo il corriere Ioveneto notifica a Simone la sentenza.
304: 1232 ottobre 26, Carrara. Iacopino giudice di Carrara, vedovo di donna Diamante di Carrara, che fu di Carpeneta, vende al vescovo di Luni Guglielmo tutto il suo podere, composto di diverse terre, beni, redditi e villani, ottenuto in seguito a una permuta fatta con Aldebrandino di Castello Ranaldo ed i suoi fratelli Gerardo e Gotifredo, figli della suddetta Diamante. Il prezzo ammonta a 60 lire di imperiali che vengono date in deposito da Iacopino al priore di Santa Croce del Corvo e al monaco Guilielmo di Gragnana.
305: 1146 marzo 9, Luni. Giovanni di San Martino, Lambertuccio, Signoreto e Bosolino chiedono a Gerardino di Lorano di avere a livello una casa posta in Torano al fitto di 4 denari milanesi. Metà della casa è assegnata a Giovanni di San Martino.
306: 1198 giugno 1, Carrara. Il vescovo Gualterio concede in livello a Ugolino del fu Armannino di Carrara l’intero podere che prima teneva Gerardino di San Martino.
307: 1215 luglio 23, Luni. Bondies, gastaldo del vescovo di Luni Marzucco, concede a livello ad Ugolino del fu Armannino una terra posta in Bollesene al fitto annuale di 4 denari di imperiali. La transazione costa 5 soldi di imperiali.
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