Cari amici del Codice Pelavicino Edizione Digitale
Altri cinque documenti vedono la luce. Prima di elencarveli abbiamo il piacere di annunciarvi la prossima uscita di un articolo a due mani (Enrica Salvatori e Sergio Mussi) sulla questione di Xago e Trepuncio presso Avenza, già discussa sul sito. Appena disponibile lo aggiuneremo nella sezione “materiali”. Inoltre una laureanda di Informatica Umanistica ha preso in carico la gestione dell’indice cronologico dell’edizione (con eventuale creazione di timeline) e un laureando sta invece studiando la modalità di visualizzare su mappa i luoghi di redazione degli atti: anche per queste novità ci auguriamo di darvi qualche informazione a breve.
Ora ecco i documenti. Buona lettura.
Edizione parziale in Lupo Gentile 1912, n. 381, pp. 361-362 e n. 382, p. 362. Lupo Gentile, rispettando la numerazione del Codice, separa due documenti che sono invece legati, dato che il secondo testo non è autonomo, ma presuppone necessariamente il primo.
Lupo Gentile data per errore al 1254 anziché 1255, come indicato nel documento. Nel 1255 correva in effetti l’indizione XIII e, di conseguenza, viene a cadere l’osservazione di Mazzini 1914, p. 25.
Guglielmo, vescovo di Luni, loca a Caravita del fu Bonagiunta Parteconi, a Bonvillano del fu Accorso detto Papa, a Pasquale del fu Accorso di Barbazzano, tutti suoi uomini, un pezzo di terra in Portesone, nel luogo detto Picceta. Il fitto annuale per Pasquale e Bonvillano ammonta a quattro congi di mosto, per Caravita a quattro congi di mosto e mezza libbra d’olio.
Edizione parziale in Lupo Gentile 1912, n. 384, pp. 363-364, con la data 1235 marzo 1. Il VII kalendas martii è il 23 febbraio e non il 1° marzo; ma il 23 febbraio del 1235 cadeva di venerdì e, pertanto, non può corrispondere al die sabbati del documento. La data deve perciò essere corretta in VI kalendas martii, 24 febbraio: cfr. Mazzini 1914, p. 25.
Gottolo, figlio del fu Amato di Ascletulo, chiede in livello al vescovo di Luni Gotifredo, quanto Gerardo, suo parente, aveva avuto dal vescovo Filippo, ossia due case nel castello di Ameglia, la terza parte della caroçola, divisa con il vicedomino Aldeprando e gli uomini di Carrara, vigne, castagneti e il manso di Sorolo in Plastra, un pezzo di terra in Pontesella, due iugeri e 48 solchi a Capo Corvo, due iugeri a Isolella, 4 iugeri a Isola, altri 3 iugeri in località non definita, uno iugero rispettivamente in Formicosa, in Guado de Insula, in Banco, in Cavallo, un pezzo di terra in Ramaro e tre pezzi in Marmore. Il fitto annuo consiste 9 denari milanesi e nell’impegno ad abitare nel castello di Ameglia e a guardie notturne, custodia diurna della porta, ospitalità, caccia e uccellagione nel casale.
Il documento reca la data 1153 giugno, senza indicare il giorno, die lune kalendas iunii, espresso nell’escatocollo, ossia il 1° giugno: Mazzini 1914, p. 25. L’autentica è riconducibile al primo quarto del XIII secolo.
Non è evidente cosa sia la caroçola. Possibile la traduzione in carro/carroccio (http://ducange.enc.sorbonne.fr/CAROZOLUM) ma anche in un attrezzo più complesso utile al lavoro nei campi (carrucare: http://www.classicitaliani.it/muratori/dissertazioni/dissert19.htm e http://ducange.enc.sorbonne.fr/CARRUCARE).