Scrittori

Nel manoscritto sono riconoscibili nove diversi scrittori.

  • (1) Un amanuense di cui ignoriamo il nome ha iniziato a scrivere il 12 dicembre 1287 e ha redatto i primi 22 documenti del Liber Iurium (nn. 27-48, cc. 57r.-70r), dopodiché il suo lavoro fu interrotto. Ignoriamo i motivi per cui questo amanuense abbia interrotto il lavoro di trascrizione poco tempo dopo averlo intrapreso. Dovette comunque trattarsi di un’interruzione brusca, imputabile a cause di forza maggiore, perché non ebbe neppure tempo e modo di apporre la propria sottoscrizione che valesse come autentica complessiva dei documenti trascritti sino a quel momento. La scrittura di questo primo amanuense è riconducibile al tipo della rotunda italiana, avvicinabile alla littera bononiensis, propria dei manoscritti universitari bolognesi, ma diffusa anche in molti altri centri italiani; è più tondeggiante, la caratteristica del tratto spezzato, tipica della gotica, è poco avvertibile, mentre le lettere sono più addossate l’una all’altra. Le principali differenze rispetto alla scrittura n° 2 (di magister Egidio) sono così riassumibili:
G_amanuense1
la g rotonda, assomigliante ad un 8, l’occhiello inferiore è rotondo anziché schiacciato a formare un triangolo
p_amanuense1
la p con il significato di per reca il taglio orizzontale alla base e non a metà dell’asta
et_amanuense1
il segno tachigrafico per et è sempre a forma di 7, ma non reca il taglio orizzontale; non compare mai il segno a forma di 9 con significato di cum/con
le i non presentano apici
la y è priva di puntino al centro della biforcazione
d_amanuense1
accanto alla d onciale, con asta abbattuta e quasi orizzontale, lo scriba adopera sovente la d diritta pressoché assente in Egidio.
  • (2) Il secondo amanuense era di origine e cultura francese, il magister Egidio di Bligny sur Ouche, nella diocesi di Autun (Borgogna). Ne conosciamo il nome grazie alla sottoscrizione che egli appose a chiusura del suo lavoro durato dalla fine del 1288 alla fine del 1289 (doc n. 520, c. 408v.) e al termine del Liber Magister (c. 48r.). A maestro Egidio, probabilmente già canonico lunense nel 1275 (doc. 457), si deve quindi la parte più consistente del Liber Iurium  e la copia del Liber Magister. La sua scrittura appartiene al tipo delle littere scholasticae elaborate in ambiente universitario; cura l’allineamento del testo anche con piccoli accorgimenti grafici e mantiene una buona omogeneità nella distribuzione delle righe sulla carta.
    Via via che il copista procedette con il suo lavoro lo specchio scrittorio della pagina si dilatò e si ridusse lo spazio interlineare, aumentò il numero di righe per ogni carta; venne meno l’uso dell’inchiostro rosso a scopo ornamentale sino a scomparire nella seconda metà del codice, così come diminuì la cura del riprodurre i signa tabellionis dei notai che avevano a suo tempo autenticato il documento.
    Sempre alla mano sicura di Egidio da Bligny si deve l’intero Liber magister, la cui redazione, sebbene non databile con esattezza, dovette precedere la compilazione del Liber Iurium. Qui, in verità, la scrittura appare più ariosa e meno compressa lateralmente, il ductus palesa la tendenza ad una maggiore rotondità. Tuttavia grafismi come la g acuta, il segno tachigrafico per et, la l con trattino iniziale verso sinistra, la y con puntino centrale, non lasciano spazio a dubbi circa l’identità dello scriba.

    Tra le caratteristiche salienti della grafia di magister Egidio meritano di essere segnalate:
  • il largo, per non dire larghissimo, ricorso alle abbreviazioni, sia per troncamento sia per contrazione;
Egidio_con
uso costante del segno tachigrafico a forma di 9 con il significato di cum / con
d_amanuense2
la d è quasi sempre di tipo onciale con l’asta ripiegata, talvolta con un trattino finale che gira verso destra
g_amanuense2
la g presenta l’occhiello inferiore schiacciato a formare una sorta di triangolo
la m e la n a fine di parola presentano l’asta terminale cosiddetta “a proboscide”
h_amanuense2
l’asta finale della h si prolunga sotto il rigo con uno svolazzo a sinistra
Egidio_l
la l, la b, la h iniziano con un tratto complementare a sinistra assai pronunciato
Egidio_i
la i è segnalata dalla presenza di segni diacritici per differenziarla dalle aste di m e di n, altrimenti non distinguibili
Egidio_y
la y presenta un puntino al centro della biforcazione
Egidio_e
le aste delle lettere maiuscole raddoppiate
Egidio_po
frequenti nessi tra le lettere di forma rotonda (de, po)
et_amanuense2
uso pressoché costante del segno tachigrafico di et, che si presenta nella tipica forma a 7 con l’asta discendente tagliata a metà altezza da un breve tratto orizzontale
Egidio_puntovirgola
uso frequente di un punto e virgola o due punti come riempitivo per giustificare il testo a fine riga.
  • (3) L’indice del Liber Iurium (cc. 1r.-5r.) e la Memoria cartarum Lunensis curie (cc. 5v.-8v.) – ossia l’inventario dell’archivio vescovile – e i numeri romani posti accanto a ciascun documento del  Liber Iurium sono invece riconducibili alla fatica di un terzo scriba, di cui purtroppo ignoriamo il nome. La sua redazione dell’indice e dell’inventario sono plausibilmente databili appena dopo la fine della scrittura del Liber Iurium. Egli utilizza una minuscola di tipo italiano, piuttosto accurata, dal ductus regolare e con un accentuato contrasto di chiaroscuro. Tra le particolarità grafiche più significative spiccano:
  • le aste in evidenza rispetto al corpo della scrittura (il che non avviene né in Egidio né per l’anonimo scriba che ha copiato i primi 22 documenti del Liber Iurium).
g_amanuense3
la g con occhiello inferiore non chiuso
scriba3_s
in fine di parola si trova la s cosiddetta “a sigma”, cioè con l’ansa inferiore trasformata in occhiello, quasi a formare una sorta di 6
v_amanuense3
la v acuta, anzi acutissima, ad inizio di parola
  • (4) Una quarta mano ha vergato il libellus, una lista di censi (doc. 528, cc.415r.-425v.) tratta in parte dal liber magister e da altre scritture simili. Siamo qui di fronte ad una scrittura notarile tendente al corsivo, di corpo più minuto, ricca di svolazzi, distribuita su due o tre colonne, coeva alla datazione del testo, 1275.
  • (5) Una quinta mano ha trascritto un documento del 1297, crediamo in prossimità alla medesima data, utilizzando alcune carte rimaste bianche del fascicolo 5 (doc. 27, cc. 49r-54r.).
  • (6) Una sesta mano ha scritto il nome del vescovo Giovanni Montino (1394 – 1406), forse il vescovo stesso,  usando una minuscola cancelleresca all’inizio del documento sopra citato (doc. 27, c. 49r.)
  • (7) Una settima mano, del 1487 , ha infine trascritto il documento n. 28 contenente l’autenticazione del codice (cc. 54v-56v), sempre nelle pagine finali del fascicolo 5: si tratta del notaio modenese Francesco del fu Bonifacio de Facinis.
  • (8) Un’ottava mano è quella di un altro notaio modenese Battista del fu Pietro da Prignano, che autentica il lavoro di Francesco di Bonifacio, sempre nel 1487 (c. 56v).
  • (9) Una nona mano è infine quella di un terzo notaio modenese, Giovanni Tavella, che certifica l’appartenenza dei due notai suddetti al collegio dei notai di Modena, sempre nel 1487 (c. 56v).

Come si cita questa pagina:

E. Salvatori, E. Riccardini, Scrittori  <http://pelavicino.labcd.unipi.it/il-codice/descrizione/>, in E. Salvatori [et al.] (a cura di), Codice Pelavicino. Edizione digitale, 2a ed., 2020 [consultato in AAAA/MM/GG]