Altre aggiunte al Codice Pelavicino

A tutti gli interessati

Altri 5 documenti sono stati pubblicati. Si tratta:

  • 318-CCCLVI
    1188 aprile 5, Ameglia (in castro Amelia)Permuta tra il vescovo di Luni Pietro e Gibertino de Mabilia del fu Buttavava tale che Gibertino deve dare annualmente ad Azzo di Fosdinovo e a sua moglie Carrarese un fitto di 2 denari di imperiali a favore del vescovo; quest’ultimo infatti era il proprietario della tenuta di Gibertino, un tempo lavorata da tale Carenzione, che Gibertino aveva ottenuto dai coniugi suddetti al fitto indicato. In cambio il vescovo concede a Gibertino quanto un uomo del medesimo Gibertino, tale Pietro di Valdonnica, era solito dare al prelato, eccetto i servizi dovuti. Inoltre il vescovo condona a Gibertino la metà dei denari dovuti da Gibertino stesso alla curia pro secatura.

    N.B. la secatura è il taglio del prato o delle messi

  • 319 – CCCLVII
    1218 febbraio 11, Carrara (in ecclesia de Carraria)
    Ugolino del fu Armannino concede in feudo a Bonaiuto e Gerardo, figli del fu Bonfigliolo di Sorgnano, e alle rispettive mogli Dolceamata e Guirisetta, figlie del fu Guirisio di Torano, tutta la sua tenuta, eccetto una casa nella villa di Sorgnano, che viene invece venduta, ed eccetto le vigne in pianura. Acconsente all’investitura Guglielmino, figlio di Ugolino.
  • 320 – CCCLVIII
    1232 novembre 30, Carrara (Carrarie, in platea)Peregrino, gastaldo del vescovo di Luni Guglielmo, Leone di Buto, gastaldo del marchese di Massa Andrea, Giunta del fu Cerro di Beriola, gastaldo di Corrado Corsi, Calvino, gastaldo di Lambertuccio de Illano Pontis e di Guglielmo Corsi, e Avito di San Vitale, gastaldo del marchese Sardo concedono a livello due giove di terra in Planello de Casalina ai fratelli Simonetto e Bianco del fu Sabbatino di Apiola, che ricevono anche a nome dei propri fratelli Aprile e Pietro. Le terre sono incolte e boschive e appartengono per una metà pro indiviso al vescovo e per l’altra metà ai marchesi di Massa. La pensione annua è di 8 denari di imperiali, 4 al vescovo e 4 ai marchesi; per la transazione sono pagati 16 soldi di imperiali, anche in questo caso suddivisi equamente tra vescovo e marchesi.
  • 321 – CCCLVIIII
    1235 febbraio 19, Ameglia (Amelie)
    Il vescovo di Luni Guglielmo loca in perpetuo ad homagium a Vezzale del fu Ugone Rosso di Vezzale tutto il podere un tempo di proprietà di Imeldina del fu Tancredi di Miseglia e suo marito Gerardo de la Bella posto in Chisicto. La concessione costa 4 lire di imperiali.

    N.B. Il LUPO GENTILE 1912, p. 342, non riporta il documento perchè di tenore analogo al n. 301 (CCCXXXVIIII). Tuttavia i due testi presentano le seguenti differenze: nel 321 lo scriba prende da copia autentica del notaio Pasqualino, a sua volta derivata da mundum del notaio Bonencontro di Soliera ; nel 301 lo scriba prende invece da copia autentica di mano del notaio Engheramo del fu Parente, desunta non da mundum, bensì dalle imbreviature del notaio Bonencontro di Soliera. Differisce anche il patronimico del locatario: Ugo nel 301, Guido nel 302.

  • 322 – CCCLX
    1261 febbraio 28, Lucca (Luce, in claustro Sancti Fridiani Lucani)
    Gualterotto canonico di Lucca, Bonaventura vicario del vescovo di Lucca e plebano di Groppoli in diocesi di Pistoia, e infine Bonifacio Gottoni giudice, riuniti in consiglio per valutare il fatto che Bono, priore di San Frediano, aveva ammonito Iacobuccio podestà di Carrara e il consiglio di quella terra di tornare entro 8 giorni sotto l’obbedienza al vescovo di Luni, soprattutto in base a quanto stabilito un tempo e al giuramento fatto a Enrico priore di Carrara, valutano che si debba procedere secondo quanto recita il diritto, per quanto contenuto nel documento redatto da Bonalbergo notaio il 20 febbraio 1261. Di conseguenza giudicano che il podestà, il consiglio e gli ufficiali di Carrara possano e debbano essere sottoposti a scomunica e a interdetto. Il priore Bono esegue la sentenza.