Uberto Pelavicino o Pallavicini, da cui deriva il nome del codice, era membro di una famiglia marchionale appartenente al ceppo obertengo. Nacque probabilmente nel 1197; fu condottiero del comune di Cremona contro Piacenza nel 1234 e podestà di Piacenza nel 1236 e a Pavia nel 1239 (VOLTMER 1986; OCCHIPINTI 2005).
Sempre nel 1239 fu nominato vicario generale dell’imperatore per i territori della Lunigiana, della Versilia e della Garfagnana: a questo periodo si deve probabilmente la prima redazione del liber magister, ossia un elenco ricognitivo di beni, diritti, censi in denaro o in natura spettanti al vescovo di Luni. Lo sappiamo perché il principale redattore del codice, maestro Egidio, alla carta 48r scrive «Iste liber vocatur magister, compositus et factus tempore domini Uberti Pelavisini, generalis vicarii in provincia Lunisana, de mandato et auctoritate ipsius, in quo nichil est additum vel diminutum nisi ut in ipso libro antiquo continetur, bona fide est scriptus et completus per predictum magistrum Egidium». Il liber magister originario non si è corservato, perché quello che trascrive «fedelmente» Egidio è molto probabilmente un elenco di censi e diritti dell’epoca di Enrico da Fucecchio, il vescovo a cui si deve appunto la composizione del codice. Tuttavia è più che plausibile che Uberto Pelavicino, trovandosi a dover gestire nel 1230, i beni della diocesi ne abbia promosso una prima ricognizione dei beni.
Negli anni successivi fu podestà a Reggio Emilia (1243) e a Como (forse 1246); nel 1249 assunse il titolo di «signore perpetuo» di Cremona. La morte di Federico II (dicembre 1250) annullò gli effetti di gran parte delle concessioni ricevute dall’imperatore, ma il favore della casa sveva non gli venne meno, tanto che Uberto Pelavicino riuscì comunque a consolidare il suo potere politico e patrimoniale proprio nella zona in cui i beni della sua famiglia erano maggiormente concentrati (Cremona, Piacenza, Parma). Gli studiosi riconoscono nel suo agire una chiara strategia egemonica su vasta compagine territoriale posizionata nel cuore dell’Italia del Nord.
Il capovolgimento delle fortune maturò con la discesa in Italia dell’esercito di Carlo d’Angiò: nella battaglia di Benevento morì Arrigo Pallavicini e Oberto Pallavicini di Scipione venne sconfitto in Piemonte; Uberto fu costretto a ritirarsi nel territorio aucense; vide distrutti il palazzo Pallavicini a Parma e la rocca di Soragna nel 1267. Morì nel castello di Gusaliggio in Val Mozzola l’8 maggio 1269 (VOLTMER 1986; OCCHIPINTI 2005).
Come si cita questa pagina:
E. Salvatori, Uberto Pelavicino, <http://pelavicino.labcd.unipi.it/materiali/uberto-pelavicino/>, in E. Salvatori [et al.] (a cura di), Codice Pelavicino. Edizione digitale, 2a ed., 2020 [consultato in AAAA/MM/GG]