Il codice risulta composto di 4 parti, che in origine formavano unità distinte e che sono state rilegate insieme in età moderna:
La 1a parte (cc. 1r-8v), su supporto pergamenaceo, è composta da un Indice e da una Memoria, in pratica l’inventario dell’archivio vescovile lunense così come si presentava all’epoca del vescovo Enrico da Fucecchio (fine XIII secolo). Con segnatura in cifre romane da I a VIII. Copre interamente il primo fascicolo che però presenta alcune lacune, quindi le numerazioni progressive in numeri romani nell’angolo superiore destro del recto di ogni carta e in numeri arabi a matita nel margine inferiore del recto di ogni carta sono state apposte quando la perdita dei fogli era già avvenuta.
La 2a parte (cc. 9r-56v), su supporto pergamenaceo, è costituito in parte dal cosiddetto Liber Magister, cioè un lungo elenco ricognitivo di beni, diritti, censi in denaro o in natura spettanti al vescovo di Luni e in parte da altri documenti inseriti successivamnete. Questa parte è numerata in crifre romane a partire da I; la numerazione continua poi nella 3a parte senza soluzione di continuità da I a CCCCVI. Copre interamente i fascicoli 2-5. Nella parte finale del fascicolo 5 si trovano due documenti rispettivamente del 1297 e del 1487, il più recente dell’intero codice.
La 3a parte (cc. 57r-414v.), su supporto pergamenaceo, è la più consistente ed è costituita dal Liber Iurium, dove sono trascritti 510 documenti di natura pubblica o privata che al compilatore parvero importanti come prova della legittimità dei diritti feudali e dei possessi patrimoniali della Chiesa lunense. Una numerazione progressiva, in cifre romane, contrassegna i documenti nel margine esterno ed è dovuta, molto probabilmente, allo scriba che compilò l’indice della 1a parte. Spesso a lato dei singoli documenti si trovano, in inchiosto più chiaro e di dimensioni variabili, delle “X”, delle “V” e degli asterischi, con probabile funzione di spuntatura, che non sono segnalati nell’apparato critico.
La 4a ed ultima parte (cc.415r.-425v.) su supporto cartaceo, è costituita da un libellus, in parte ricavato dal liber magister redatto nel 1275.
I contenuti di queste quattro parti sono qui elencati nell’ordine in cui compaiono:
N | oggetto | fasc. | data di scrittura |
1.1 | indice del liber iurium | 1 | <post 1289 settembre 24> |
1.2 | inventario dell’archivio vescovile | 1 | <post 1289 settembre 24> |
2.1 | copia del liber magister | 2-5 | <1287 dicembre 12 – 1288 settembre 23> |
2.2 | documento del 1297 | 5 | 1297 con scritta della fine del XIV secolo – inizio XV |
2.3 | autenticazione del liber iurium | 5 | 1487 |
3 | liber iurium | 6-36 | 1287 dicembre 12 – 1289 settembre 24 |
4 | libellus | 37 | 1275 |
Qui le varie tipologie di testo sono riportate in ordine cronologico di scrittura:
N | oggetto | fasc. | data di scrittura |
4 | libellus | 37 | 1275 |
2.1 | copia del liber magister | 2-5 | <1287 dicembre 12 – 1288 settembre 23> |
3 | liber iurium | 6-36 | 1287 dicembre 12 – 1289 settembre 24 |
1.1 | indice del liber iurium | 1 | <post 1289 settembre 24> |
1.2 | inventario dell’archivio vescovile | 1 | <post 1289 settembre 24> |
2.2 | documento autonomo | 5 | 1297 |
2.3 | autenticazione del liber iurium | 5 | 1487 |
In origine i fascicoli 2-5 (liber magister) erano certamente autonomi, come dimostra la loro numerazione peculiare, distinta dal resto: fascicoli <I>, II, III e <IV>, nel liber iurium la numerazione dei fascicoli riparte da I.
La copia del liber magister venne quindi fatta per rimanere in una sede diversa rispetto a quella del liber iurium; ma in seguito, già all’epoca del maestro Egidio (scriba del liber magister e di gran parte del liber iurium), si decise di unire i due oggetti, probabilmente con l’intenzione di inserire il liber magister alla fine, per la sua natura di registro destinato ad essere aggiornato con continuità. Ne è traccia il fatto che nella nota di chiusura del liber magister (carta 48r.) – autografa di maestro Egidio – si dice che il liber è stato scriptus et completus per predictum magistrum Egidium, anche se Egidio non è mai nominato nelle carte precedenti. I due testi furono invece assemblati nell’ordine attuale nel momento in cui si inserirono i rimandi di collegamento tra i fascicoli e si appose la numerazione continua nell’angolo in alto a destra del recto delle carte. Questo avvenne in un periodo non meglio delimitabile posto tra la fine della redazione del liber iurium (1289) e il 1395. Lo si ricava dalla nota a c. 11v. del registro segnato N dell’Archivio del Capitolo, in cui si dichiara che il preposto Michele e il vescovo Giovanni Montino esaminarono il libro “chiamato Pelavicino” presso il monastero del Corvo alla foce del Magra.
MCCCXCV, die XXII ianuarii. Ego Michael prepositus fui cum domino episcopo Iohanne Montino in monasterio sancte Crucis de Sarzana cum presbitero Francisco de dicto loco ad videndum librum, qui vocatur Pelavicinus (nota segnalata da SFORZA 1894, p. 6).
Il nome attribuito al volume indica che la parte recante l’intestazione e la chiusura di Egidio (cc. 9r. e 48r.) già precedevano il liber iurium e ne costituivano per i contemporanei una sorta di titolo. Inoltre si deve sempre al vescovo Montino (1394 -1406) la copiatura di un documento del 1297 nelle carte bianche poste tra il liber magister e il liber iurium quasi a riempimento di uno spazio interno libero presente all’epoca nel codice (doc. 27).
Si deve invece a un momento posteriore al 1487 – anno in cui il codice si trovava a Pontremoli e in cui si chiese l’autenticazione del liber iurium – l’aggiunta in calce del fascicolo 37 contenente il libellus del 1275, privo della numerazione delle carte, e la successiva rilegatura.
Come si cita questa pagina:
E. Salvatori, E. Riccardini, Struttura del testo <http://pelavicino.labcd.unipi.it/struttura-del-testo/> in E. Salvatori [et al.] (a cura di), Codice Pelavicino. Edizione digitale, 2a ed., 2020 [consultato in AAAA/MM/GG]